Origini e Storia della Città

A 20 km a sud di Lecce si trova Galatina, città per regio decreto fin dal 20 luglio 1793.  Delle sue origini greche, testimoniate anche dal nome e dallo stemma, restano poche tracce, e gli studi di ricerca storica sono avviati in tale direzione.

La storia, documentata e conosciuta ai più, inizia nel XIV secolo, al tempo degli Angioini, quando Carlo D'Angiò assegna il feudo di San Pietro in Galatina prima alla nobilissima famiglia Del Balzo e poi al conte di Nola, Niccolò Orsini, marito di Maria Del Balzo. Durante il periodo orsiniano Galatina si estende territorialmente, tanto da essere cinta nel 1355 da nuove mura, e gode di numerosi privilegi. Il periodo di maggiore splendore di tale politica si ha con Raimondello Orsini Del Balzo, il quale, per i servigi resi al Papa Urbano VI in difesa della fede, ottiene il permesso per la costruzione della Chiesa di S. Caterina con l'annesso convento e ospedale.

La bellissima chiesa, di rito latino, contrapposto al rito greco esistente in loco, ed affrescata da maestranze di scuola veneta e toscana, è oggi Monumento Nazionale (1)

L'ospedale invece si arricchisce nel tempo di lasciti e donazioni di feudi che lo portano al centro di continue liti tra i Francescani prima e gli Olivetani poi, da una parte, e l'Università di Galatina dall’altra, che pretende di esercitare il suo controllo.

Agli Orsini Del Balzo succedono i Castriota Scanderberg che con la loro politica di vessazioni e tasse non riscuotono molta simpatia nei galatinesi che li osteggiano apertamente. Accanto a questo aspetto negativo che porta ad un impoverimento economico della città, fiorisce invece nel palazzo ducale da loro costruito e tuttora esistente, una vita di corte elegante e ricca culturalmente da non avere eguali in Puglia per quel periodo. Ai Castriota succedono i Sanseverino, gli Spinola e i Gallarati-Scotti di Milano tutti mai presenti sul posto se non per brevi periodi. Così la compattezza civica che si era creata fin dal tempo dei Castriota ha modo di farsi valere e di ottenere diversi privilegi.

La vita seicentesca e settecentesca è quella di una città tranquilla e non segnata da particolari presenze e attività culturali. Il patriziato riversa la sua ricchezza nell'edilizia con la costruzione di palazzi gentilizi con balconi, portali e stemmi che ancora oggi abbelliscono la città tanto da considerare il centro storico galatinese uno dei più interessanti del Salento. Anche l'architettura religiosa, come quella civile, fa mostra della cultura tardo-barocca che ha un'impronta tutta particolare nella penisola salentina. La presenza di materie prime, quali la pietra leccese, il cuoio e il legno che si prestano per la loro duttilità alla lavorazione artigianale e artistica, fa nascere in loco scuole di intagliatori, decoratori e scalpellini. Si giunge così alla fine dell'antico regime e dell'età borbonica. Con il periodo francese la gestione borghese porta all'annessione di diversi feudi tanto da raddoppiare l'intero distretto. La trasformazione della ricchezza, da privata in pubblica, diventerà idea sociale solo con l'avvento di Garibaldi e con l'aiuto di una borghesia illuminata e liberale. Il resto è storia attuale. (A. Romano)


(1) Il riconoscimento e la classificazione di Monumento Nazionale sono avvenuti nel corso del secolo scorso a seguito di specifico incarico e apposita relazione al Ministero della Pubblica Istruzione del nostro concittadino prof. Pietro Cavoti, componente della Commissione incaricata di classificare i monumenti esistenti in Italia all’indomani dell’Unità e degni di essere dichiarati, per la loro importanza storica e artistica, monumenti nazionali. 1870-1871 sono gli anni della relazione al Ministro e della richiesta allo stesso di intervento per la salvaguardia dei monumenti della provincia di Lecce, tra cui la chiesa di Santa Caterina d’Alessandria a Galatina (Cavoti e Castromediano). Nel 1877 il nostro è già stato dichiarato monumento nazionale (In un manoscritto del Cavoti, conservato nel Museo Civico di Galatina e rintracciabile al vecchio numero d’inventario 3437 ‘S.Caterina, studi e relazioni di P.Cavoti’, a p. 28 si legge: "S.Caterina. Per memoria de fatti odierni intorno al primo restauro dopo essersi dichiarato monumento nazionale. Trascritta 1877". Questa annotazione si trova sul recto di un fascicolo dell’arch. Sambati in merito al restauro di S.Caterina, datato 1875.

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